Eccezionale intervento al cuore realizzato dall’equipe di Cardiochirurgia diretta dal Professor Attilio Renzulli
Eccezionale intervento al cuore realizzato dall’equipe di Cardiochirurgia diretta dal Professor Attilio Renzulli: impiantata una piccola turbina all'interno del ventricolo sinistro di un paziente di 57 anni per curare una grave forma di insufficienza cardiaca
L'equipe di Cardiochirurgia diretta dal Professor Attilio Renzulli ha eseguito con successo per la prima volta nell’Italia Meridionale l'impianto di una piccola turbina all'interno del ventricolo sinistro permettendo di salvare la vita ad un paziente di 57 anni affetto da scompenso cardiaco terminale: il paziente, infatti, soffriva di una grave forma di insufficienza cardiaca irreversibile determinata da una cardiomiopatia dilatativa.
Per presentare e illustrare i dettagli dell’eccezionale intervento si è svolta una conferenza stampa nell’Edificio delle Bioscienze (Corpo H) del Campus dell’Università Magna Graecia di Catanzaro al quale ha partecipato l’intera equipe guidata dal Professor Renzulli che ha realizzato questa prima innovativa e particolare procedura cardiochirurgica. Erano presenti anche il Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini, Dottor Antonio Belcastro, e il Direttore Sanitario, Dottoressa Caterina De Filippo.
L'intervento coronato da successo è stato eseguito alcune settimane fa ed il paziente, residente a Catanzaro, è già stato dimesso in buone condizioni cliniche ed emodinamiche.
“Il decorso lento ma inesorabile della sua malattia lo aveva più volte costretto al ricovero presso ospedali della nostra regione – ha spiegato il Professor Renzulli - dove erano stati messi in atto tutti presidi medici e poi anche elettrofisiologici di trattamento della malattia. Nonostante ciò la lenta dilatazione del suo ventricolo sinistro che raggiungeva circa i 10 cm di diametro lo aveva costretto a sempre più frequenti ricoveri ospedalieri e negli ultimi mesi alla infusione di farmaci cardioattivi Una possibile alternativa terapeutica poteva essere rappresentata dal trapianto cardiaco, ipotesi questa scartata per la coesistenza di comorbidità a carico di altri organi ed apparati”.
L'intervento, il primo del genere in Italia Meridionale, è consistito nell'impianto di una piccola turbina all'interno del ventricolo sinistro che pompa il sangue nell'aorta discendente e riduce di più del 70% il lavoro cardiaco
La peculiarità di questa turbina a differenza di altre è che essa non richiede il passaggio di cavi di alimentazione attraverso la parete addominale che possono predisporre a pericolose infezioni e peggiorare la qualità di vita: l'unico contatto con l'esterno necessario per il funzionamento del sistema avviene attraverso un minuscolo interruttore sito in sede retroauricolare sinistra e quindi pressoché invisibile.
In Italia finora sono stati effettuati meno di 30 impianti di questo sistema di assistenza ventricolare che grazie alle sue caratteristiche innovative e di mini invasività può rappresentare in futuro una valida alternativa al trapianto cardiaco.
Nonostante l'esperienza maturata nel corso degli anni nel trattamento chirurgico dello scompenso cardiaco, la fase preparatoria per questo passo è durata più di un anno ed è consistita prima in simulazioni di impianto in modelli animali e poi in lunghe ore di training teorico-pratico sull'apparecchio. Questa fase di training ha coinvolto non solo cardiochirurghi ed anestesisti ma anche per fusionisti, infermieri di sala operatoria, di terapia intensiva e del reparto di cardiochirurgia.
L'intervento ha richiesto la collaborazione contemporanea di diverse equipe: oltre al gruppo cardiochirurgico diretto dal Professor Renzulli hanno collaborato l'equipe dell’Artech (ditta che fornisce lo strumento nella persona del Professor Khayat e del Bioingegnere Scuri), l'equipe anestesiologica coordinata dal Professor Bruno Amantea,quella dei perfusionisti diretti dal Dottor Aldo Cuda e l'equipe cardiologica diretta dal Professor Ciro Indolfi.
“Questo intervento – ha concluso il Professor Renzulli - rappresenta un notevole successo per la sanità calabrese e conferma che esistono professionalità di alto livello anche nella nostra regione, dando dimostrazione inoltre che i migliori risultati nella cura dei pazienti si ottengono quando si verifica lo scambio di saperi tra diverse professionalità, obiettivo costante nella mission dell’Università Magna Graecia di Catanzaro”.
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